Van Gogh e il Polo Sud
19 dicembre 2012
Una domenica epocale, così assolutamente indispensabile alla mia anima stanca. Nemmeno
la sveglia alle 6.30 mi pesa, via lontano. L'aria si fa subito più respirabile, si vede che siam
vicini al mare.
Ma
si, c'è la mostra di Van Gogh, e lo amiamo così tanto che non si
puo' davvero dire di no.
Un'esplosione di colori, talvolta, e talvolta, invece, toni cupi e linee strane. Io non ci
capisco un'acca ma sento che Vincent mi arriva, e non serve sapere altro. L'emozione è tutto
quel che ti serve.
Mi
asciugo gli occhi, leggendo l'ultima lettera. Crudele destino
avverso, crudele umanità
che non sai mai cos'hai, fin quando non lo hai più.
Entriamo
alla mostra del Polo Sud con i colori sgargianti negli occhi, forse
non siamo pronti
ma il ghiaccio e il bianco subito ci avvolgono, ed è magia, così diversa, ma altrettanto forte,
dirompente, da sbalordire. Passiamo in rassegna gli avvenimenti, e Amundsen sembra
davvero così scaltro rispetto a Scott, ma si sa, col senno di poi e i piedi al caldo siam buoni
tutti.
E
non si puo' proprio non emozionarsi nel conoscere la fine tragica di
Scott, la tempesta a
meno 50, ho i brividi perchè mi sembra di esser li.
"Io
esco. Ci mettero' un po'." dice uno dei suoi, e naturalmente fu
l'ultima volta che lo
videro.
La
stazione Amundsen Scott brilla al sole nell'ultima foto. Di nuovo,
mi asciugo gli occhi,
intimamente grata per questi grandi uomini che han fatto la storia,
non so bene perchè, io,
che molto probabilmente
il continente di ghiaccio non lo vedro' mai. Forse è solo ardente
rispetto per chi ha avuto il coraggio di compiere grandi cose.
Nella
luce dirompente del lungomare cammino e ripenso al pieno di
sensazioni, forse troppe
per una sola mattinata.
Chi
fa jogging in calzoncini, chi porta a spasso i bimbi, chi si mette
in costume in spiaggia,
alla faccia di gennaio.
Grazie,
Genova.
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