LE DONNE DEI SENSI

Nicolas Maes, Donna che pulisce un’anatra, 1656, olio su tela, 58×66 cm, Philadelphia Museum of Art, Filadelfia.  


Piccola raccolta di cinque poesie, scritte a quattro mani con il mio amico Riccardo, a commentare i cinque quadretti sui Sensi dipinti da Nicolaes Maes (1634-1693), il più bravo allievo di Rembrandt


GUSTO

Cacciò lui e si fece bello,
Tocca a lei a spennar l'uccello
Ma le penne non si vedono
Cose strane qui succedono

Che pazienza sopraffina
Deve avere 'sta donnina
Un lavoro molto ingrato
Cacciatore le ha affidato.


Nove mele per la stanza:
Non voluta gravidanza.
Forse è questo il primo cruccio
Della donna col cappuccio.

Mele sparse al pavimento
Lì si cela un gran tormento
Il secchiello rovesciato
Sarà il ventre ingravidato?


La pazienza mai non basta
Fuori posto scolapasta
Pensa al pasto, l'assapora
O soltanto s'addolora?

C'è un uccello lì stecchito
Verrà un sugo prelibato
Forse pensa a un bel ragù
Da rimescolar su e giù.


Tanto tempo a far l'arrosto
E rimetter tutto a posto.
Ci si mette pure il gatto
Che s'infila di soppiatto.

Lei poggiata alla finestra
Sa spennar, è gran maestra
Della casa è la padrona
In cucina la matrona. 





 Nicolas Maes, Donna che spia, 1656, olio su tela, 57.5×66 cm, English Heritage, Apsley House, Londra.  



UDITO

Quella serva fu maldestra
Nel portarsi alla finestra
Per ricever l’effusione
Del suo ganzo coccolone.

Birichina la servetta
Farà pure una pugnetta?
Quella mano irriverente
Accarezza il petto ardente.


Dalla stanza signorile
Ella scende un po' infantile
Vuole coglierla in flagrante:
Del dovere fu incurante.

La padrona un po' bambina
Della serva birichina
Ha scoperto il tradimento
Ma sorride: che ardimento!


Ma bisogna far silenzio…
Quasi quasi la licenzio
La mia casa ha compromesso
S’appartò senza permesso.

Una casa di cultura
Gente piena di bravura
Non ammetto sconcerie
Dirà dieci Ave Marie!


La padrona ha buon orecchio
Non si guarda nello specchio
Questa storia ha da finire
Pria che giunga l’imbrunire

Spettatore, non parlare
Sono io a dover punire
Messalina scellerata
Dalla veste ben scollata. 


 Nicolaes Maes, Uomo che tiene un garofano al naso di una donna (allegoria dell’olfatto), 1656-7, olio su tela, 59x62 cm, Ashmolean Museum, Oxford  



OLFATTO


Il paesaggio sullo sfondo
Ci rivela un altro mondo,
Di parole alla finestra
Una donna è gran maestra.

Lì di fronte si avvicina
Col cappello una donnina
Nel giardino verdeggiante
Cercherà uno spasimante?

È quassù sulla terrazza
Ch’è assediata la ragazza
Ella porta nel cestino
Tanti fiori dal giardino.

La fanciulla boccolosa
Bocca rossa, gote rosa
Accennato ha quel sorriso
Di chi forse ha già deciso.

Ella è bella, alta è la fronte
L’altro forse è un gran visconte:
Quel vecchietto impellicciato
Un appiglio l’ha trovato.

Malizioso il gran visconte
Porge il fiore a lei di fronte
Le solletica il nasino
Forse spera in un bacino.

E così la scia odorosa
Fu pretesto per qualcosa:
Grazie al fiore che profuma
Stai a veder che si consuma.

Fiori rossi come il fuoco
Faran danno, e neanche poco
C'è profumo di lussuria
E lui canterà vittoria.











 

 Nicolas Maes, La lattaia (allegoria della vista), tra il 1655 e il 1659, olio su tela, 57.5x66.6, Apsley House, Londra.  





VISTA

Quattro gli occhi della vecchia
La fatica ella rispecchia
Nel contar quattro denari
Pei bisogni alimentari.

Sulla testa cuffia bianca
Di contare non si stanca
Son rugose quelle mani
Sono pochi i suoi domani.

Più non esce ormai di casa
La paura l’ha pervasa
Troppa gente giù al mercato
Non vuol più tempo sprecato.

Una chiave nella mano
Ed intanto conta piano
La consegna a domicilio
La fa andare in visibilio.


La lattaia di sottecchi
Guarda intanto chè coi vecchi
Ci vuol tatto e di pazienza
Non si può mai fare senza.

Un cappello a larga tesa
E la mano in là protesa
Scruta torva e silenziosa
La vecchina assai grinzosa.


Vispo il guardo del bambino
Ne approfitta col ditino
E quell’aria un po' furbesca:
Basta un po' di panna fresca.

È goloso quel biondino
Che ricorda un principino
Con quel dito sugge il latte
Chè le donne son distratte.





Nicolaes Maes, Il tamburino disubbidiente (allegoria del tatto), 1655 circa, olio su tela, 62 x 66.4 cm, Museo Nacional Thyssen-Bornemisza, Madrid.



TATTO

Questa volta osservatore
Noi t’inteneriamo il cuore
Che aspettavi per il tatto
Carezzine e bel contatto?

Ecco l'ultimo quadretto
Con la mamma e il discoletto 
La piccina nella culla
Fratellino si trastulla.


Non è tutta rose e fiori
Non guardarla dal di fuori
Questa vita ad ogni età
Vanità di vanità

È la mamma assai severa
Perché il sonno è roba seria
È il piccino tanto dolce
A non piangere non riesce.



Che giammai quel tamburino
Dia fastidio al fratellino
Non c'è spazio per ripicca
Allo specchio il babbo ammicca

Ecco il babbo, gran pittore
In famiglia il salvatore
Nello specchio lui dipinge
Di colori il mondo tinge.


La mammina semiseria
Non lo fa per cattiveria
Il suo cuore tien celato
Nella cesta del bucato.

Gran lavoro, gran daffare
È un bel peso da portare
La famiglia da gestire
Io la posso assai capire. 















































Commenti

Post più popolari