SIRMIONE DALLE ACQUE LIMPIDE
Dedicata ad un luogo che si è conquistato un posticino nel mio cuore, per sempre.
«Sirmione,
perla delle penisole e delle isole,
di tutte quante, sulla distesa di un lago
trasparente o del mare
senza confini, offre il Nettuno delle acque
dolci e delle salate,
con quale piacere, con quale gioia torno a
rivederti;
a stento mi persuado d'avere lasciato la Tinia e
le contrade di Bitinia,
e di poterti guardare in tutta pace.
Ma c'è cosa più felice dell'essersi liberato
dagli affanni,
quando la mente depone il fardello e stanchi
di un viaggio in straniere regioni siamo tornati
al nostro focolare
e ci stendiamo nel letto desiderato?
Questa, in cambio di tante fatiche, è l'unica
soddisfazione.
Salve, amabile Sirmione, festeggia il padrone,
e voi, onde del lago di Lidia, festeggiatelo:
voglio da voi uno scroscio di risate, di tutte
le risate che avete.»
(Gaio Valerio Catullo)
Hai
riempito gli anni della mia adolescenza, estati torride, pomeriggi senza fine,
noiosi, vuoti, solitari.
Prendevo la
bici e scappavo da una realtà che già allora era lorda, pesante. Le spalle
curve per il peso del dolore che già scavava il mio cuore.
Ma c’eri
tu, limpida, azzurra, solare.
C’eri tu,
il verde del lago confuso con l’azzurro del cielo.
C’eri tu, e
quando arrivavo ai piedi di quelle acque, tra il frastuono della gente, il
rumore, i suoni, le voci, tutto si attutiva.
Mi
immergevo in te, assetata, prostrata, per lavare i miei peccati con le tue
acque pure e cristalline.
E il dolore
lentamente svaniva, restava solo il torpore.
I miei
occhi si estendevano oltre l’orizzonte, la sponda lontana, i cigni, le anatre,
le rocce che affioravano dalla superficie, lo sciabordio ritmico e sonnolento.
Caldo,
caldissimo.
Afa
mortale.
Eppure indugiavo.
Poco sotto
la casa di Catullo, un giardino rigoglioso, ombra deliziosa, profumo di fiori.
Da lassù la vista è impareggiabile. Il silenzio avvolgente.
Ho
camminato per le tue vie strette e affollate, i negozi pieni di turisti, le
gelaterie, gli scorci meravigliosi sul lago.
Ho
camminato in solitudine, pensierosa, assorta.
Ho
camminato e ritrovato me stessa su quella penisola deliziosa, immersa in uno
scenario da fiaba, rinfrescata da acque limpide e perfette.
Il mio
lago.
Il mio
mondo, per tanti, lunghi anni.
Poi hai
cessato d’esser mia.
Ti
abbandonai, a malincuore, tristemente.
Ma il
ricordo non si è mai affievolito.
Mai.
Vivi nel ricordo.
So che ci
sei.
Posso
toccarti, basterà allungare le mie dita tremanti.
E mia di
nuovo sarai. Ti assaporerò con la pienezza dei sensi, non più quelli
dell’adolescenza, ma quelli dell’età adulta.
La
malinconia è la stessa di allora, mai se ne andrà, mi appartiene, mi circonda.
È dentro di me.
Sarai di
nuovo mia sposa, intrecciate, unite, amanti.
Questo sei
stata.
Questo
saremo, ancora una volta.
Prima che
questo cuore cessi di battere.
Prima che
la vita mi abbandoni.
Prima che
giunga l’oblio e il nero mi avvolga.
Ti rivedrò,
o Sirmione dalle acque limpide.
Tu
aspettami.
Ti rivedrò.
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