OVATTA
Il forte richiamo del mare, la magia dell'acqua che azzera ogni peso.
Tutto si fa ovattato, il mondo si tramuta in un'eco lontana.
Non esiste più nulla, se non il blu che ti avvolge, che cancella i pensieri.
E non resta che l'Essere.
La cura per ogni
cosa è l’acqua salata: nel sudore, nelle lacrime o nel mare.
(Isak Dinesen)
Ovatta.
Come ovatta nelle orecchie.
Passa una moto, sulla strada lassù. No,
forse un camion.
Non distinguo, non percepisco.
Ovatta.
Ovatta meravigliosa che i fastidiosi suoni
dei figli di Adamo attutisce. Li rende innocui, vacui, lontani.
Sei qui.
E non esiste altro.
Sei qui, immersa nel Regno di Nettuno.
Sabbia e roccia, alghe e pesci.
Null’altro, se non il lento ondeggiare del
tuo corpo privo di peso tra le onde che su questi scogli, in superficie, si
infrangono.
Null’altro, se non pochi indumenti per celare
le forme all’occhio dell’uomo.
Ma nuoteresti nuda, se potessi.
Null’altro, se non questa maschera,
sublime invenzione umana, che ti consente di ridere, respirare, annusare,
parlare perfino. Sì, parlare da sola sotto le acque poseidoniche, per raccontare
a te stessa la gioia che provi, la pace che ti acquieta.
Movimenti lenti, spinte dolcissime, le
braccia aprono la via, le gambe, quasi al livello dell’acqua, le accompagnano.
Osservi, cerchi, curiosa e felice.
Branchi di pesciolini coraggiosi, che il tuo
arrivo non temono. Sfidano temerari la tua oscura presenza. È il loro mondo,
non il tuo. Sei ospite, non hai bussato prima di entrare?
Ma son perfetti padroni di casa, ti
consentono il passaggio perché in fondo lo sanno che il mare è di tutti.
Avanzi.
Pesci più grandi, scavano il fondo, si
nutrono.
Pinneggiano tra una roccia e l’altra.
Nuoti. Ancora e ancora.
Sei nel loro regno, il regno sommerso
creato da Dio a sua immagine e somiglianza.
Potente.
Pauroso.
Ma, all’occorrenza, clemente.
È quel mare che i grandi navigatori più
volte sfidarono, alla ricerca di se stessi, in fuga da una vita non-vita.
Sai che significa.
Li comprendi. Non li biasimi.
È il mondo dell’immensità e del silenzio,
dove la gravità si annulla e tutto si fa lieve.
È l’infinito che affascina e ti invoca,
Sirena bellissima dal canto dolcissimo e ammaliante.
Impossibile resistere.
Sale sulla pelle. Una goccia si fa strada
dalla fronte lungo il naso. Lo scavalca, giunge sulle labbra. Le dischiudi.
Sapore sublime, che brucia ma guarisce, le pene lenisce.
Sbatti gli occhi, ma la vista non si
appanna.
Abbassi la testa, per non udire le voci
che gridano, ridono, vivono, là sopra, in superficie, nel mondo dei vivi
apparenti.
Le dita raggrinzite, non è ora di
raggiungerli?
A loro appartieni, non a Nettuno.
Eppure…eppure…
Un grosso pesce sta nuotando sotto di te.
Troppo forte il richiamo.
Lo insegui, felice.
Lui nuota. Tu nuoti. Lui cambia direzione.
Tu lo segui.
È un dolce rincorrersi.
È vita, è allegria.
Lo perdi di vista, ma eccone un altro, più
piccolo.
E il gioco ricomincia.
Sabbia finissima, ora, sotto i tuoi piedi.
Acqua cristallina, la luce del sole giunge
fin qui.
Lo rincorri, lui sembra comprendere. Si
lascia raggiungere, poi, con agili movimenti di pinna, di nuovo, fugge.
Nuoti, corri, spingi con braccia e gambe.
Oh quanto vorresti possedere branchie,
invece di questa stupida maschera, di questi arti ridicoli e troppo lenti!
Perdi di vista anche lui.
E, d’improvviso, il peso della stanchezza
si fa sentire.
Il momento è giunto, di abbandonare le
acque ristoratrici, e di nuovo avvertire il peso del corpo, dei problemi, degli
inganni, delle bugie, dei falsi sorrisi che mascherano livore.
È il regno dell’Uomo, che ha dimenticato
la dolcezza dell’oceano.
È il regno del dolore contrapposto al silenzio,
alla pace, alla serenità.
Non voltarti, ora. È tempo di andare.
Non voltarti.
Il sole, a breve, calerà, e il regno
sommerso oscuro diventerà.
Le onde cantano sopra gli scogli.
Il suono della risacca è un canto di pace.
La morbida sabbia accoglie le tue stanche
membra.
È il tempo del riposo.
È il tempo della riflessione.
È il tempo di guardarsi dentro per
ritrovare quel senso della vita che hai perduto.
Guarda bene, dentro di te, e laggiù
ritroverai il movimento dei pesci, il suono delle onde, il silenzio assoluto
che ti parla.
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