IL SECCHIO E LO SCALPELLO
Illustrazione di Sonia Ruffino (Firefly)
Un pensiero ispirato al tema trattato da Erich Fromm in "Avere o Essere", sempre più attuale in una società malata di Avere, che sembra, a tutti gli effetti, aver dimenticato l'Essere.
Il secchio si riempie di cose, spesso inutili. Trabocca, vacilla, sotto il peso di quel Vuoto fatto di niente.
Lo scalpello si fa necessario, per ritrovare l'Io perduto, tra mucchi di oggetti che servono solo a riempirci di nulla.
Non era
mai abbastanza.
Mai.
C’era da
avere, c’era da possedere, c’era da mostrare, c’era da sfoggiare.
Di più,
ogni volta di più, sempre di più.
E non
bastava mai.
Mai.
Per quanto
tentassi di riempirlo, il secchio era sempre più vuoto, come la tua anima, piena
di nulla.
Un secchio
fatto di niente, e le cose importanti laggiù, in un angolo, intrise di polvere,
dimenticate, sospese.
Hai
gettato via il secchio quando hai capito che stavi per perdere tutto.
Tutto.
Hai
spolverato, accarezzato ciò che avevi buttato a terra, coccolato come fosse
nuovo, come la cosa più preziosa.
Che altro,
se non le stelle dorate sopra la tua testa?
Che altro,
se non la luna brillante su di un cielo cobalto?
Che altro,
se non un piatto caldo, un bicchiere pieno, fuoco e aria, terra su cui posare i
piedi stanchi?
Che altro?
E’ il
gioco perverso della mente, di una società malata che ti spinge ad avere,
obliando l’essere.
Han
dimenticato la verità essenziale: solo spogliandoti, puoi trovar te stesso.
Lo
scalpello ha iniziato la sua corsa, non lo fermerai.
Togli,
l’inutile orpello.
Togli,
l’abito più bello.
Togli, il
sacro fardello.
Sei
leggero, spogliato di ogni vanità, nudo dinanzi a te stesso.
Ora sì,
sei figlio di Colui che ti ha generato, non per possedere, ma per Essere.
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