TUTTO COMINCIO' COSI'
(Dal film Harry Potter e i Doni della Morte)
Una piccola fanfiction che racconta un finale un po' diverso, dedicata ai due personaggi della Saga che più ho amato: Harry e Hermione.
“Vengo con te.”
“No. Uccidi il serpente. Uccidilo e
resterà lui solamente.”
(Harry Potter e i
Doni della Morte)
Harry non ce la faceva più.
Aveva deciso di dire addio, una volta per
tutte, ai terribili sensi di colpa che lo tormentavano da settimane.
Non poteva andare avanti così. Doveva
accettare il cambiamento, per quanto male facesse.
Diamine, Ron era il suo migliore amico.
Da sempre.
E Ginny…
Aveva sempre creduto che fosse lei quella giusta.
Sempre.
Si era sempre sbagliato? Aveva davvero
preso un granchio?
Forse no.
L’aveva amata, disperatamente, per anni.
Avevano avuto tre figli, uno più speciale dell’altro. Tre bambini stupendi.
La loro vita era felice, o almeno così
credeva.
O almeno, questo era quello che aveva
sempre pensato, fino a quando lei non aveva cominciato ad insinuarsi in lui…
Lei, la sua amica di sempre, forse l’unica che avesse mai avuto nella vita.
Hermione.
La sola pronuncia di quel nome soave e
melodioso lo faceva stare bene.
Con Ginny non era mai accaduto.
O forse sì, eppure non lo ricordava.
Tutti i ricordi di una vita intera con
Ginny Weasley apparivano, ora, offuscati, soppiantati da lei, la donna dai
folti capelli mossi che, per una vita intera, aveva amato come una sorella.
Non era così.
Possibile che avesse sempre amato Hermione
senza rendersene conto?
No, non era possibile. Non avrebbe mai
potuto sposare Ginny e creare una famiglia insieme a lei se avesse amato la sua
amica…
Ma allora, che diavolo stava succedendo?
Perché, all’improvviso, Hermione popolava
i suoi pensieri, i suoi sogni, senza sosta, senza tregua?
Perché?
Harry si era tenuto tutto dentro per
tanto, troppo tempo, convinto che Hermione non avrebbe mai ricambiato i suoi
sentimenti, convinto che fosse un pazzo, che era solo una stupida illusione.
Era sposato con Ginny, da anni.
E Hermione aveva sposato il suo migliore
amico.
Che accidenti gli stava passando per la
testa?
E perché ogni volta che pensava a lei
aveva un’erezione, mentre il pensiero di Ginny non le procurava più nessuna
sensazione di quel tipo?
Il matrimonio era giunto al capolinea?
Harry era arrabbiato con se stesso. I suoi
genitori si erano amati fino all’ultimo. Credeva che a lui sarebbe capitata la
stessa cosa. Un amore infinito, che sarebbe durato fino alla morte.
Si era reso conto, con rammarico, che le
cose non sarebbero andate così.
Ma non poteva farci niente.
Era successo e basta.
Vedeva Hermione ogni santo giorno. Lavoravano
entrambi al Ministero della Magia.
Due uffici diversi, ma non poteva fare a meno
di incontrarla ogni giorno, nei corridoi, a pranzo, alle riunioni.
Ogni benedetto giorno i suoi occhi avevano
il privilegio di godere di quella visione celestiale. Come mai non si era mai
accorto di quanto fosse bella? Per anni non aveva avuto occhi che per Ginny.
Eppure, Hermione era sempre stata lì, davanti a lui.
E lui l’aveva sempre snobbata.
Si era reso conto di non averla mai
guardata come la guardava adesso.
Mai.
E Harry continuava a darsi dell’idiota,
ogni giorno.
La gelosia prendeva il sopravvento ogni
volta che la immaginava nel letto insieme a Ron. Stringeva i pugni e cercava di
stordirsi con il lavoro, la sola e unica fonte di distrazione che gli rimaneva.
Ma non era facile, perché lei era lì,
dinanzi ai suoi occhi, sempre.
E Harry, sempre più spesso, aveva pensieri
impudichi su di lei.
Ogni volta la scena era sempre la stessa:
Hermione che lo baciava con foga, nuda, stretta a lui. Ricordava perfettamente
dove aveva visto quell’immagine: nel bosco, accanto al lago ghiacciato, la
notte in cui Ron era tornato. Harry aveva aperto il medaglione. Erano pronti a
distruggerlo, ma non prima di aver lottato contro di lui. Era prevedibile che
il frammento di anima di Voldemort l’avrebbe fatto.
E lo aveva fatto.
Altrochè!
Voldemort sapeva quanto il tarlo della
gelosia fosse spietato. Ron ne era succube, da sempre.
L’Oscuro Signore aveva mostrato loro
quell’immagine che, in quel momento, a Harry era parsa talmente assurda da
risultare perfino bizzarra.
Lui non amava Hermione.
“E’ sempre stata come una sorella, per
me.” – aveva spiegato a Ron, una volta distrutto il medaglione.
Eppure, era sicuro che Ron avesse creduto
alle bugie di Voldemort. Sì, almeno per qualche istante, l’aveva fatto.
Perché?
Forse perchè, in fondo, Ron aveva capito
più di lui?
Harry provava più di un semplice
sentimento di amicizia per lei?
Insieme a Hermione aveva condiviso
esperienze uniche. Terribili, certo, ma uniche. Insieme avevano sfidato la morte,
combattuto Colui Che Non Deve Essere Nominato.
E avevano vinto.
Ora, però, era stato l’amore a trionfare
su di lui. Qualcosa di totalmente inaspettato. Un sentimento che troppo a lungo
Harry aveva negato a se stesso, ma che era sempre stato lì, sopito, silenzioso,
innocuo.
Fino ad ora.
Adesso quel sentimento era esploso
prepotente nel suo cuore e Harry non poteva più mentire a se stesso.
Quell’amore era arrivato per sconvolgergli
l’esistenza, per mandare a monte tutte le sue sicurezze. Per distruggere la sua
famiglia, se solo avesse deciso di lasciarsi andare.
Harry si tormentava. Come avrebbe potuto
sottrarsi a quella morsa fatale ma indicibilmente dolce?
Ginny, semplicemente, non esisteva più.
Era stato un perfetto idiota.
Non avrebbe mai dovuto sposarla.
Era lei, Hermione, l’angelo che ora
popolava i suoi sogni.
Era lei che avrebbe voluto ogni sera nel
suo letto, non Ginny.
Lei, dannazione.
Solo e soltanto lei.
Harry stava arrivando. Hermione lo vide
chiaramente svoltare l’angolo e avanzare verso di lei lungo il corridoio.
Deglutì.
Dio, era sempre stato così bello?
Gli occhi verde brillante. Gli occhi di
Lily, celati dietro le lenti degli occhiali che portava da sempre. La cicatrice
ancora ben visibile sulla fronte.
Il suo marchio.
Il marchio dell’Avada Kedavra, la
Maledizione che lo aveva risparmiato, solo grazie all’amore di sua madre.
Ma era un altro genere di amore quello
che, ora, le incendiava il cuore, facendole perdere il sonno, il senno.
I capelli scuri arruffati.
I capelli di James.
Harry, da adulto, gli somigliava ancora di
più.
Tranne che gli occhi.
Gli occhi di Lily.
Glielo dicevano sempre, da ragazzo.
Sempre.
Harry era la copia esatta di suo padre, ma
nello sguardo aveva tutta la dolcezza di sua madre.
Un connubio perfetto.
Come aveva fatto a non accorgersene prima?
Razza di stupida…
Solo da poco Hermione si era resa conto di
amarlo. Non come un’amica, ma qualcosa di più.
Molto di più.
Contro ogni logica, si era innamorata del
suo migliore amico, follemente, disperatamente.
Nel suo cuore non c’era più Ron.
Non più.
Solo Harry.
Eppure, il suo rapporto con Ron era quello
di sempre. Non litigavano praticamente mai e si dividevano tra il lavoro e la
gestione della famiglia.
Ma, a volte, Hermione aveva l’impressione
che si fossero allontanati. Erano sempre stati troppo diversi e, forse, queste
differenze abissali cominciavano a venire a galla, dopo anni.
Era inevitabile. Lei e Ron avevano troppe
cose che li dividevano, cose che, al contrario, lei aveva sempre condiviso e
ritrovato in Harry. Con Harry era sempre stato così, bastava una parola, un
semplice sguardo, per capirsi al volo. Avevano un linguaggio tutto loro. A
volte non era nemmeno necessario parlare.
Forse, lei e Harry erano fatti l’uno per
l’altra.
Da sempre.
Eppure, come due perfetti idioti, avevano
sposato altre persone.
Ma cosa andava a pensare, per la barba di
Merlino?
Lui era sposato felicemente. Amava Ginny
con tutto il cuore.
E poi c’erano dei figli di mezzo. Cosa le
faceva pensare che, anche nella poco probabile ipotesi che lui l’avesse
ricambiata, si sarebbe gettato a capofitto tra le sue braccia?
Non pensava alle loro famiglie? Non
pensava ai ragazzi?
Doveva smettere di fantasticare.
Non c’era proprio la minima possibilità
che Harry potesse mai ricambiare i suoi sentimenti.
Non c’era che una cosa da fare:
dimenticarlo, togliersi Harry Potter dalla testa.
Lui era sempre stato un amico, e tale
sarebbe rimasto, per sempre.
Harry stava arrivando.
Erano soli, nel buio corridoio dei
sotterranei del Ministero. Il suono dei loro passi era l’unica cosa che
sporcava quel silenzio perfetto.
No, non l’unica. Anche il cuore di
Hermione martellava forte nel petto.
Per un folle istante si domandò se lui,
avvicinandosi, l’avrebbe sentito.
Trova il coraggio
di resistere. Non abbassare lo sguardo. Non farlo. Anche se rischi di morire.
Non farlo, guardalo.
Harry le passò accanto e Hermione decise
di obbedire alla sua voce interiore.
Harry fece altrettanto. La guardò, non più
come si guarda un’amica, bensì come si guarda la donna che si ama.
Le guance di Hermione andarono in fiamme.
“Ciao.” – la salutò Harry.
“Ciao.” – rispose.
Harry non aveva pronunciato il suo nome, e
nemmeno lei lo aveva fatto.
Che stava succedendo?
Perché, all’improvviso, dopo anni, si
comportavano come due estranei? Eppure, avevano condiviso tutto. Erano amici da
sempre.
Da sempre.
Ma, per Hermione, Harry non era più un
amico, da tempo, ormai, anche se lui non lo sapeva.
Forse non l’avrebbe mai saputo. Avrebbe
dovuto tenersi tutto dentro, custodire quel segreto doloroso per sempre.
Restare sposata con Ron, per il bene della
famiglia, dei loro due figli.
Autocondannarsi all’infelicità più
completa e assoluta.
Era davvero pronta a tutto questo?
Quando ci pensava le veniva da piangere.
Aveva scelto Ron.
Era sempre stato lui, solo e soltanto lui
il ragazzo che desiderava.
O almeno, era quello che aveva sempre
pensato.
Lo aveva sposato, desiderando niente altro
che renderlo felice.
Due splendidi figli.
E poi? Che cosa era successo negli ultimi
tempi? Era davvero Harry la causa di tutto, oppure, davvero, si era resa conto
solo ora, dopo anni, di aver commesso il più grosso sbaglio della sua vita?
Perché aveva sposato Ron, quando aveva
sempre avuto quell’assoluta complicità solo con Harry?
Con lui aveva condiviso cose di cui Ron
non aveva fatto parte.
La Giratempo, tanto per citarne una.
Insieme, avevano salvato Sirius.
E che dire di quando, alla ricerca degli
Horcrux, Ron li aveva abbandonati, lasciandoli soli per settimane? Erano stati
a Godric’s Hollow, avevano affrontato Nagini, che aveva cercato di ucciderli.
Certo, alla fine Ron era tornato e aveva distrutto il medaglione con la spada
di Grifondoro.
Ma non era quello il punto.
Il punto era che lei e Harry erano sempre
stati uniti. Si erano sempre capiti al volo. Solo con lui aveva quel legame
speciale, con lui e con nessun’altro.
Lo aveva sempre scambiato per amicizia.
Ma gli errori di gioventù si pagano, e
l’amore ora aveva bussato alla sua porta, con la consapevolezza che era Ron il
vero amico, mentre Harry era l’anima gemella.
Ma cosa avrebbe dovuto fare?
Mai e poi mai avrebbe potuto dichiarargli
il suo amore.
Harry era di Ginny. L’aveva sempre amata.
Sempre.
Dopo l’infatuazione per Cho Chang, alla
fine aveva compreso di amare quella fanciulla dai lunghi capelli di rame, la
sorella del suo migliore amico.
L’aveva sposata.
Erano felici.
Chi era, lei, per rovinare tutto?
Harry le sarebbe scoppiato a ridere in
faccia, probabilmente.
O forse no. Forse, l’avrebbe semplicemente
compatita.
E non avrebbe potuto biasimarlo. Non era
altro che una stupida.
Era una donna adulta, ormai, madre di
famiglia.
Ricopriva un incarico importante al
Ministero, proprio come lui.
Che diamine pensava di fare?
Hermione superò Harry, il volto una maschera impassibile.
Ma, dentro, bruciava come le ceneri della
Fenice.
E quando udì i suoi passi allontanarsi
sempre di più, una morsa glaciale le strinse il cuore.
Per il resto della giornata non lo vide
più. Fu assorbita dal lavoro, cosa per la quale si sentì profondamente grata.
Lavorare era il solo e unico rimedio per non pensare continuamente a Harry e
alla propria personale disperazione.
Ma poi, a fine giornata, Hermione tornava
a casa dalla sua famiglia. Allora il pensiero di Harry ritornava prepotente.
Hermione immaginava come sarebbe stato condividere la sua vita con lui.
Immaginava che quelli non fossero i figli di Ron, ma di Harry.
E, ogni volta, si sentiva sempre più in
colpa, perché sapeva quanto Ron l’amasse e amasse i loro figli.
Lei, invece, pensava al suo migliore
amico, immaginando di averlo lì, accanto a lei e, la sera tardi, nel suo letto,
a fare l’amore disperatamente, per tutta la notte, tutte le notti.
Hermione sapeva di essere nei guai e
sapeva anche che doveva togliersi dalla testa quella follia, prima che fosse
troppo tardi.
Si fermò in ufficio un’ora in più, quel
giorno, immergendosi nel lavoro.
Quando ebbe finito sistemò la scrivania e
uscì dall’ufficio, dirigendosi verso l’ingresso, dove avrebbe potuto
Smaterializzarsi.
E fu lì che lo incontrò di nuovo.
Era strano, raramente Harry si fermava
oltre l’orario di lavoro.
“Sei ancora qui?” – non poté fare a meno
di chiedergli.
“Anche tu.” – rispose lui.
Harry sorrise e il cuore di Hermione fece
una capriola. Dio, era così bello quando sorrideva.
“Ho fatto gli straordinari. C’è tanto
lavoro.” – mentì Hermione.
“Anch’io.” – disse Harry, sollevando una
mano per scompigliare distrattamente la folta chioma scura.
Hermione fissò per qualche istante la
cicatrice. Quanti problemi gli aveva dato quel piccolo segno sulla fronte… Fin
dalla nascita, Harry era segnato, condannato ad un destino di sofferenza, un
destino, però, che aveva affrontato con coraggio e stoicismo.
Era andato incontro alla morte, ma era
sopravvissuto, ancora una volta. Poi, con infinito coraggio, si era battuto
contro il suo nemico.
E aveva vinto.
Tutto il mondo della Magia avrebbe
ricordato il suo nome per sempre, perché lui era quello che li aveva salvati.
Lui, insieme a Ron e Hermione,
naturalmente.
Ma Hermione aveva sempre pensato che il
vero eroe fosse lui. Ora, mentre lo guardava, bello, puro, innocente come
quando era ragazzo, si chiese come avesse potuto essere tanto stupida da non
innamorarsi di lui subito, il primo giorno.
Forse l’aveva fatto.
Forse l’aveva sempre amato, ma se ne
rendeva conto solo adesso, dopo tutti quegli anni.
Erano soli di fronte all’ingresso.
Evidentemente gli unici che, quel giorno, si erano trattenuti fino a quell’ora.
Il cuore di Harry batteva forte.
Se non lo fai
adesso, non lo farai mai più.
Non pensò a Ginny, non pensò ai suoi
figli.
Non volle pensare a James e Lily, uniti da
un amore eterno.
L’unico pensiero che attraversò la sua
mente fu Severus.
Severus e il suo grande amore silenzioso
ed impossibile per Lily, la donna che non sarebbe mai stata sua ma che lui
avrebbe amato per sempre.
Severus, che amava Lily a tal punto da
scegliere di proteggere suo figlio, il figlio di James, che lui odiava con
tutto se stesso.
Severus, che aveva anteposto l’amore a
qualunque altra cosa.
Severus, l’uomo più coraggioso del mondo.
Questo aveva detto Harry a suo figlio Albus, la mattina del suo primo giorno di
scuola, davanti all’Espresso che lo avrebbe portato a Hogwarts.
Albus, che portava il nome di due presidi
di Hogwarts, coraggiosi e indomiti.
Ma lui? Sarebbe stato altrettanto
coraggioso?
Sarebbe stato in grado di amare in
silenzio? Di sacrificarsi per un bene più grande?
Harry non lo sapeva.
Tutto quello che sapeva, in quel momento,
era che aveva un folle, disperato bisogno di baciare quelle labbra.
Hermione, i lunghi capelli sciolti sulle
spalle, le labbra serrate quasi in una muta richiesta, lo fissava, come in
attesa.
Fu un attimo, un attimo che Harry non
avrebbe mai più dimenticato.
Non parlò.
Semplicemente, come un ragazzino alle
prime armi, mosse i suoi rigidi passi verso di lei, la prese tra le braccia, e
posò delicatamente le sue labbra sulle sue.
Proprio come aveva immaginato, quelle
labbra sapevano di buono.
Lei non era di Ron.
Non più.
In quel momento Hermione era sua, e poco
importava che lo sarebbe stata solo per pochi istanti. Harry si lasciò andare e
non pensò minimamente al fatto che lei lo stesse ricambiando con ardore.
Non ci pensò.
Non pensò al fatto che, forse, i suoi
sentimenti erano ricambiati, dal momento che lei non gli aveva ancora tirato un
calcio negli stinchi mandandolo al diavolo, chiedendogli che diamine stesse
facendo.
Harry, completamente pazzo di lei, non
pensò a niente di tutto questo.
Ma, di fatto, fu questo che avvenne.
Hermione, incredula, sbalordita, pazza di felicità, avvolse le braccia attorno
al collo di Harry, spingendosi contro di lui.
Fu un bacio appassionato, dolce e
tormentato, disinibito e surreale.
Fu tante cose insieme.
Fu la giusta ricompensa per anni
sbagliati, anni fatti di scelte errate, di illusoria felicità.
Fu il giusto epilogo per due anime
innocenti, vittime di Amore.
Quel bacio, il primo, fu esattamente come
doveva andare.
Perché, a volte, seppur la vita si fa
beffe di noi, non rimane che una cosa da fare: assecondare il proprio cuore.
Il Ministero della Magia fu il primo
testimone dell’amore tra Harry Potter ed Hermione Granger.
Tutto cominciò così.
E poi…
Beh, quel poi è un’altra storia.
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