TERRA ROSSA
Un pensiero dedicato all'Australia, luogo incontaminato dove ho avuto la fortuna di trascorrere cinque fantastiche settimane, su e giù per il paese, tra fuoristrada e voli interni. Terra rossa d'incredibile incanto, che non potevo non celebrare attraverso la scrittura.
Terra Rossa.
Questo ho pensato quel giorno, quando da
Perth siamo volati a Broome. Il Western Australia, magnifico Stato, magnifico
paesaggio, luogo scarsamente popolato, inviolato, selvaggio, comandato da Madre
Natura, l’uomo è solo di passaggio, un puntino insignificante in quella vastità
immensa e assoluta.
Atterriamo, scendiamo dal piccolo aereo e
la meraviglia mi coglie.
La terra rossa è lì, sotto i miei piedi,
polverosa, finissima.
E’ incredibile. Arriviamo dal freddo
gelido di una città come Perth, dal vento impetuoso del Pinnacles Desert,
laddove devi fare attenzione a non allontanarti troppo, o ti perderai,
nell’immensità di quei giganti plasmati dal vento, così simili, così uguali,
così vasti, a perdita d’occhio. Rischi di perderti e non è un gioco, perdersi
in Australia. Non è Europa, è molto di più, ma non puoi descriverlo con
effimere parole, solo viverlo, con il corpo, con il tatto, con l’esperienza, la
miglior maestra di vita.
Dalla fredda Perth al deserto di Broome,
il vento caldo che accarezza la pelle, il sole che brucia, spietato e
insolente.
Raggiungiamo il bungalow e poi Cable Beach
ci accoglie, spiaggia infinita, le onde dell’Oceano Indiano che lambiscono la
sabbia. Tramonto infuocato, e poi via, il viaggio ha inizio.
Chilometri infiniti, il Kimberly ci
attende, luogo selvaggio, spopolato, fa quasi paura. La strada scorre e non
incontri anima viva per chilometri e chilometri. Potresti morire, qui. Di sete,
di fame, di paura. E nessuno lo saprebbe mai.
Nessuno.
M’inquieta il pensiero, perché un europeo
non è avvezzo a questo genere di realtà, abituato ad avere il mondo tra le
dita, e invece è solo illusione, perché il mondo, quello vero, è qui, in questo
silenzio che mi avvolge, nel rombo del motore che è l’unico suono a sporcare il
silenzio.
Tutto è pace, qui.
Il mondo è fermo.
Ma fa più rumore qui, la vita, che
altrove.
Dormiamo in posti che mai avremmo
immaginato. Baracche squallide, nella foresta.
Fa quasi paura, ancora.
Ma quando esci dalla porta, appare un
canguro, proprio lì, di fronte a te. Sei senza parole, lo guardi incantato,
prima che saltelli via, spaventato.
Sei tu l’ospite, qui.
Sei tu l’intruso, non lui.
Il padrone di casa ci invita ad un bagno
invitante in una pozza poco lontana.
“Ci sono serpenti, qui attorno, ma niente
paura, se non li toccate non succede nulla.”
Lo fissiamo, sgomenti.
Perché qui la Natura comanda, l’Uomo può
solo obbedire.
Una serata indimenticabile, a cena con i
padroni di casa, e una famiglia di olandesi, con quattro figli.
Cena squisita, fatta in casa.
Ci prestano la torcia per tornare alla
baracca.
È buio pesto.
Fa paura.
Ancora una volta.
La doccia l’abbiamo fatta in compagnia di
insetti enormi, mai visti prima.
Paura, sconcerto, ma anche immensa
meraviglia per questo continente dimenticato da Dio.
Ripartiamo, e l’avventura prosegue.
I coccodrilli, spettacolo unico e
meraviglioso. Sono imponenti, maestosi. Tremo al loro passaggio, mai avrei
creduto di poterne vedere uno.
E invece sono tanti, splendidi,
bellissimi.
Usciamo di notte, pochi passi. Un pipistrello
dall’apertura alare enorme, degno del migliore film horror. Eppure è realtà,
non fantascienza.
Torniamo in albergo, al sicuro.
Fa paura.
Di nuovo.
L’albergo è stravagante, ha la forma di un
coccodrillo.
Bizzarri, a volte, gli australiani.
In questo luogo la gente tiene al collo i
serpenti, per moda, perché fa chic.
E molti sono scalzi. Il contatto con la
nuda terra, la terra rossa, è essenziale. La pelle deve toccarla, ne ha bisogno
come i polmoni di quest’aria pulitissima. Non una nuvola in questo cielo,
limpido come quello delle mie montagne, azzurro profondo, che ti puoi
specchiare.
Il viaggio, ancora il viaggio.
Arriviamo al Centro Rosso, Uluru, la
montagna sacra.
E quando sei lì, capisci perché lo è.
Tutto respira sacralità.
Fa freddo, spira un vento gelido anche di
giorno.
Le mosche sono irriverenti, qui. Si
infilano ovunque, sì, proprio ovunque. Vendono ai turisti buffi cappellini con
visiera anti zanzara. Eppure si rivelano di una utilità pazzesca. I turisti che
ridono di noi rideranno molto meno, quando le mosche saliranno su per il loro
naso. Buon viaggio.
Il silenzio, ancora una volta.
Percorriamo a piedi il contorno di questa
montagna così strana e misteriosa. E’ rossa, come questa terra, come i Monti
Olgas, poco distanti.
Non c’è altro, qui, solo questa montagna
che si staglia maestosa in mezzo al nulla, che si incendia di mille colori,
all’alba e al tramonto.
Riesco a fotografarli, quei colori, al
tramonto.
Il tramonto più bello di tutta la mia
vita.
La montagna, lentamente, si fa scura, per
permettere al cielo di dare spettacolo. È magia, magia assoluta. L’aria attorno
a lei si fa azzurra, blu, amaranto, rosa infuocato.
È l’arcobaleno, fuori e dentro di me.
E’ la mano di Dio che disegna quei colori
perfetti.
È.
Semplicemente, è.
Cala la notte, e l’uomo non può fare altro
che rintanarsi al sicuro, in quel luogo sperduto, isolato, ma tremendamente
affascinante, che ti incatena l’anima per l’eternità.
Non dimenticherai mai ciò che hai visto
oggi.
Mai.
Abbandoniamo la magia, l’incanto si spezza.
Il viaggio deve continuare, anche se tu
non vorresti mai andartene da qui.
Scendiamo in basso, Adelaide, Kangaroo
Island.
Poi la Great Ocean Road. La strada
sull’oceano.
Finalmente incontriamo i koala.
Sono meravigliosi, appollaiati sui rami
più alti degli eucalipti, sono come orsacchiotti teneri che guardano in giù,
immobili e curiosi.
Non si muovono, non fiatano.
Di nuovo, sei tu l’intruso.
Sei tu l’ospite, a casa loro.
Così come era ospite l’uomo bianco,
approdato qui per saccheggiare ogni cosa.
E li vedo, gli Aborigeni, assuefatti ad una
vita che non appartiene al loro popolo così fiero.
Provo pena, provo rancore, provo rabbia, e
molto di più.
Distrutti dall’alcol, distrutti dal saggio
uomo bianco che tutto sa e porta pace ovunque vada.
Sconcerto e schifo, questo io provo.
Ma il viaggio continua, non puoi fermarti.
Non puoi.
L’uomo bianco ti aspetta, fuori e dentro
di te. Presto dovrai tornare al grigiore di sempre, e questi colori saranno
solo un lontano ricordo.
Ma non piangere, ora.
Non è tempo di pensarci.
Puoi goderti la magia ancora per un po’.
Ti aspetta il grande oceano, la Barriera
Corallina.
Puoi immergerti in quel mare cristallino,
dalle correnti impetuose che ti portano via e tu nemmeno te ne accorgi.
Nuoti, e sei vivo.
Nuoti, e mille pesci colorati sono attorno
a te.
Nuoti, e non pensi a nulla.
Nuoti, e la mente si svuota.
La foresta pluviale, il clima umido, il
cielo grigio.
Non osi buttarti in questo mare, pare ci
siamo le cubo meduse, letali.
Perché questo è il posto dove l’Uomo è ospite,
la Natura è selvaggia, gli animali pericolosi, mille occhi aperti devi avere se
vuoi salvarti la pelle.
Piccoli granchi zampettano sulla sabbia
attorno a te. Sdraiata, senza pensieri, sotto queste nuvole minacciose, l’aria
quasi irrespirabile per l’umidità altissima, così diversa dal deserto gelido e
secco.
Non pensi a nulla, come potresti?
Qui odi solo le onde dell’oceano, il verde
della foresta che avanza fino alla spiaggia.
Si chiama Cape Tribulation, questo posto,
perché qui Capitan Cook tribolò parecchio, la nave incagliata tra i coralli,
rischiando la vita.
Non possiamo andare oltre, la strada si
ferma. Nella stagione delle piogge diventa perfino impraticabile.
Perché è l’Australia che comanda, non tu.
Voliamo a Sydney, prima di dire addio a
tutto questo.
Viviamo intensamente la città, come se
fosse la più bella del mondo.
Per noi lo è.
Ed ecco, il momento è giunto.
L’aeroporto ci attende.
Un volo infinito, ore e ore seduti,
aspettando di tornare in Europa, il continente saggio, serio, composto.
Abbiamo toccato la vita.
Abbiamo toccato il mistero.
Ci è entrato dentro, impossibile
dimenticare.
Il viaggio è finito, ma tu non
dimenticherai.
E dopo tanti anni, quei giorni sono
indelebili, qui, nella mia memoria.
Perché il viaggio è la vita.
E la vita non si dimentica.
La Terra Rossa non si dimentica.
Ti entra nel cuore, e lì rimane per
sempre.
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